LE PAROLE, I GIORNI
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Lettere dall’acquario

Sara Marzullo

Un uomo un giorno si ferma. Mathieu decide che non c’è più nessun motivo per cui affaticarsi tanto. Decide che lavorare con tanto impegno per tutti quegli anni per qualcosa in cui non ha mai creduto, per della gente di cui non ha mai avuto stima, per un obiettivo, una carriera, che solo la consuetudine gli ha posto, non sia valso a nulla.

Schiavo di una vita non voluta tenta di costruirsi un nuovo presente : la “schiavitù” gli ha fornito i mezzi del resto.

Dalla finestra sul parco osserva la folla e i passanti come un bambino guarda i pesci che si rincorrono nell’acquario ignari della loro prigionia. Intorno a questa immobilità di affollano molte figure: Hippolyte, il fioraio, Kathe con la sua nuvola di dubbi, e poi Albert, Jim, Odile, ognuno con la sua storia.


Pensieri riflessi

Piso

L’autunno era arrivato e con lui anche la brevità delle giornate.

La fragile Syria non aveva più tempo per specchiarsi nelle torbide acque del lago, ma i pensieri le ronzavano, sempre più insistentemente, nelle testa, senza riuscire a distinguerli chiaramente.

Non riusciva a restare immobile immersa in quel pesante silenzio e improvvisamente tutto apparve sfocato sorretta da mille bolle…


Se non conoscerai te stesso

Daniela

“Se non conoscerà se stesso”. E’ quanto lo zio, cieco e transessuale, risponde alla madre di Thomas che chiedeva se quel ragazzo taciturno sarebbe mai stato felice. Parole che diventano ossessione per Thomas. L’indagine continua, tatuaggio maniacale. La sua vita fragile, egoista,  solitaria è tormentata da quella frase e da qualcuno che gli lascia nel cellulare parole mozze e frasi incompiute ogni giorno.

Affascinante riscrittura del mito di Narciso, ambientata in una Stoccolma insolita, il romanzo è una continua ricerca nelle buie gallerie dell’anima, tra colpe ignote e imprevedibili furori, in cui il protagonista, di scoperta in scoperta, precipita verso un sorprendente finale e diventa l’immagine di noi riflessa che non vorremmo vedere.


Il segreto

Claudio Mannucci

Roger ritorna dopo 15 anni sulle riva dello stagno nel quale quando aveva solo 5 anni era stato trovato il corpo di sua madre avvolto in una tenda rossa. Quel giorno promise a sé stesso che avrebbe svelato il segreto della sua morte. Proprio quel pomeriggio, proprio sull’altra sponda dello stagno vide una ragazza che piangeva, Chi era, cosa rappresentava per lei lo stagno? I ragazzi erano attratti l’uno dall’altro, si incontrarono molte volte, parlarono e finalmente Lilly gli svelò perché quel luogo era così triste. Quando aveva solo una settimana lì avevano trovato il corpo di sua madre. Roger in un attimo capì tutto, Molly aveva una doppia vita, e Lilly era sua sorella.

Corse a casa e parlò con il padre che aveva tenuto il segreto per tutti quegli anni. Era tutto vero, Filip il padre aveva scoperto il tradimento e la gravidanza e con un gesto inconsulto aveva spinto e ucciso Molly. Roger si ricordò che in casa sua c’erano delle tende rosse, quelle ritrovate con il cadavere nello stagno.


I colori dell’anima

Lukre

I colori li conosciamo da sempre e in fin dei conti siamo parte di essi, perpetuamente immersi nelle loro sfaccettature, prigionieri dei loro riflessi.  Ci attirano nelle loro infinite gradazioni e spesso spingono la gente a tessere frasi fatte su di essi che diventano perno della “saggezza popolare”. Ecco che il verde diventa speranza, il celeste tranquillità e il nero pessimismo, vengono presi a manifesto di vizi o virtù ipotetiche. Il carattere è un po’ come un quadro, uno di quei quadri impressionisti dove tutto si mescola per dare vita ad un’opera più o meno omogenea e armoniosa. Tuttavia vi è sempre un colore preponderante che attira su di sé tutte le attenzioni ed oscura gli altri. Ognuno di noi ha un aspetto caratteristico che si accompagna a pennellate più tenui….


Il gigante nel lago bruno

Andrea Pecci

Ad Annina piaceva tanto andare giù al lago bruno assieme allo Zoppo, al Testa e alla Cate.

Sulla superficie piatta immobile c’erano sempre migliaia di bolle bianche. Bolle piccole, bolle grandi, bolle per divertirsi a scoppiarle con le pertiche.

Nessuno ci aveva mai voluto mettere i piedi in quell’acqua marrone e anche la mamma dell’Annina era stata chiara “bada bene a non tornarci mai più che quello è un posto da grandi…”

L’Annina dal canto suo non le aveva mai dato retta “Cosa ci fanno i grandi dalle mie bollicine?” pensava.

Una notte L’Annina si svegliò impaurita, sentiva un rumore forte provenire da fuori.

Si alzò, andò alla finestra: C’erano uomini neri laggiù e un gigante di metallo vomitava al suo lago bruno…….

il backstage

17/18 Aprile 2009, Poggibonsi